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La ricostruzione degli pneumatici: aspetti normativi e di mercato. Il punto con Giuseppe Magistrale



Parafrasando le parole di Stefano Carloni, Presidente di AIRP – Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici:

“L’economia circolare non è più solo una moda o un ritornello sulla bocca di tutti, ma è la soluzione necessaria per invertire la rotta catastrofica del cambiamento climatico”.

La ricostruzione degli pneumatici ha un ruolo di primissimo piano in questo contesto, anzi ne rappresenta la parte più nobile perché consiste nel riutilizzare il prodotto stesso.


Giuseppe Magistrale ha trascorso più di 20 anni a sviluppare prodotti e tecnologie per il settore aerospaziale, l'industria degli pneumatici e diversi settori industriali. Oggi Chief Operation Officer in Rubber Conversion.


Qual è l’impatto dello pneumatico ricostruito sulla Carbon Footprint?

Lo pneumatico è fortemente vocato all’economia circolare, tanto è vero che ne rappresenta un caso esemplare ante litteram, perché è da 80 anni che esiste la pratica della ricostruzione. Oggi questo si traduce non solo in vantaggi economici per l’utilizzatore ma anche in enormi benefici ambientali.

Vittorio Marangoni, Presidente della principale realtà italiana della ricostruzione, ha sottolineato, numeri alla mano, come lo pneumatico ricostruito consenta di ridurre la carbon footprint con un risparmio del 70% di materie prime, del 65% di energia, del 95% di CO2, del 29% del consumo di suolo, del 21% di emissioni nocive e del 19% di consumo d’acqua.

La ricostruzione favorisce la filiera locale, che deglobalizza l’economia, riducendo le dipendenze internazionali e l’impatto dei trasporti. Secondo il Presidente AIRP, Stefano Carloni, occorre però fare un distinguo: non tutti gli pneumatici sono adatti a essere ricostruiti. Se prendiamo uno penumatico low cost, vediamo che giunto alla fine del suo primo ciclo di vita quasi sicuramente risulterà impossibile ricostruirlo. Al contrario, uno pneumatico premium dopo l’usura del battistrada originario nella maggior parte dei casi risulta adatto a essere ricostruito, per affrontare un altro ciclo di utilizzo (e a volte anche altri due). Ecco allora che entra in gioco il concetto di ecodesign, o progettazione durevole del prodotto: lo pneumatico deve essere progettato a monte con l’obiettivo di poter avere più vite.


Quali sono i trend di mercato nel settore della ricostruzione degli pneumatici?

Con questo scenario ci si aspetterebbe un trend fortemente positivo della ricostruzione dello pneumatico. In realtà, nel corso del 2021, i volumi di produzione degli pneumatici ricostruiti in Italia sono ritornati quasi al livello pre pandemia del 2019. Questo dato può essere letto in una duplice prospettiva: se paragonato al crollo verticale che si è verificato nel 2020 si tratta certamente di un risultato positivo, ma se accostato allo scenario di forte rincaro dei prezzi degli pneumatici nuovi può apparire anche un po’ deludente.



CAM, End of Waste, Decreto semplificazioni: qual è il ruolo delle normative in questo mercato?

Il Direttore Generale per l’Economia Circolare del Ministero dell’Ambiente, ha illustrato le nuove direttive europee sull’economia circolare, recentemente recepite dal Governo italiano, per poi parlare nello specifico delle possibilità di valorizzazione che possono riguardare anche gli pneumatici ricostruiti, in quanto prodotti frutto di un recupero e ripristino funzionale finalizzato al riuso.

“I concetti di riparazione, riuso ed ecodesign sono alla base del piano europeo per l’economia circolare, quindi, sono pienamente coerenti con la strategia a livello nazionale”, ha spiegato D’Aprile. “In questo momento abbiamo uno strumento particolarmente forte, portato come esempio positivo di sviluppo ambientale anche all’ultimo G7, rappresentato dai CAM, Criteri Ambientali Minimi. Introducendo previsioni specifiche che permettono alle stazioni appaltanti pubbliche di inserire anche gli pneumatici ricostruiti all’interno dei bandi di acquisto, potrà dare grande impulso al settore.

Di fatto, secondo D’Aprile, “i due pilastri che abbiamo in questo momento per lo sviluppo delle filiere circolari sono i CAM, per gli appalti pubblici, e l’End of Waste, ovvero la cessazione della qualifica di rifiuto per le materie prime seconde derivanti dallo sviluppo delle filiere produttive degli scarti”.

Questi due strumenti normativi potranno fornire al settore l’impulso di cui ha necessità. A questo va aggiunto il Decreto Semplificazioni che, la scorsa estate, ha portato dal 20 al 30% la soglia minima di pneumatici ricostruiti per le flotte pubbliche e delle aziende che svolgono pubblico servizio, introducendo anche l’annullamento della procedura di appalto per la quota riservata ai ricostruiti nel caso questa non venga rispettata.



Qual è il ruolo di Rubber Conversion?

Se vogliamo chiudere il cerchio con l’utilizzo di materiali riciclati all’interno dei materiali impiegati per la ricostruzione, qui entra in gioco RUBBER CONVERSION con la sua tecnologia proprietaria e impianti speciali, grazie a cui è possibile produrre una mescola devulcanizzata, ovvero una gomma riciclata, che mantiene gran parte delle caratteristiche chimiche e fisiche della mescola originaria, in grado di soddisfare le aspettative esigenti del settore degli pneumatici.

La devulcanizzazione diventa un processo sempre più strategico in chiave ambientale ed economica, non solo per la riduzione dell’impiego di materia prima vergine, ma anche di gomma sintetica, oggi importata in gran parte dalla Russia.

Per dimostrare le potenzialità delle proprie mescole rigenerate, RUBBER CONVERSION ha avviato un progetto strategico con un primario ricostruttore italiano per la validazione su strada di pneumatici ricostruiti con l’impiego di alti contenuti di prodotto riciclato all’interno dei battistrada per autocarri, i cui risultati saranno disponibili entro l’estate del 2023.




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